The Twelve Week Year. Fai in 12 settimane più di quello che gli altri fanno in 12 mesi (parte 1)

    LA SFIDA

    Tutto ha inizio quando Brian ed il suo collega Mike decidono di aiutare le persone a sviluppare al meglio il loro potenziale, sicuri che, come dice Steven Pressfield. “Ognuno di noi ha 2 vite: la vita che vive e la vita che potrebbe vivere”.

    È proprio su quest’ultima tipologia, cioè sulla vita vissuta a pieno, che si concentrano gli sforzi dell’autore.

    La promessa dell’autore è molto importante; infatti, applicando tutte le sue strategie, non solo riusciremo a vivere al pieno del nostro potenziale, ma saremo anche in grado di quadruplicare i nostri risultati.

    Tanto per cominciare, sappiate che il primo aspetto che ci separa dalla vita dei nostri sogni non è la mancanza di conoscenza, quanto l’incapacità di eseguire in maniera costante e coerente. Ebbene sì, a quanto pare molti di noi non conoscono bene, o sottovalutano, il concetto di esecuzione e finiscono per riempirsi di informazioni ed attestati quando invece l’unica cosa che manca loro è la capacità di eseguire.

    A nessuno di noi mancano le idee, ma alla maggior parte di noi manca la capacità di implementarle e come diceva Henry Ford:

    “Non puoi costruire la tua reputazione su quello che farai”.

    Il libro è diviso in 2 parti: teoria e pratica (ovviamente!).

    PARTE 1: COSE CHE PENSAVI DI SAPERE

    L’idea di base è che controlliamo le nostre azioni, non i nostri risultati, ma sono le nostre azioni che ci conducono ai risultati.

    In questa parte del libro gli autori sfatano almeno 10 credenze che fino ad oggi ci hanno tenuti lontani dal raggiungimento dei nostri obiettivi.

    1. Ridefinisci il concetto di anno

    Molti di noi ragionano per obiettivi annuali e questo ha 2 problemi principali. In primo luogo ci porta a rimandare nella convinzione che 12 mesi siano un periodo lunghissimo ed in secondo luogo ci dà l’illusione che ad un certo punto dell’anno, quasi per magia, otterremo dei risultati o dei miglioramenti.

    Non funziona così, se vogliamo ottenere dei risultati dobbiamo agire.

    Chi ragiona su base annuale è molto probabile che temporeggi almeno fino a Novembre quando si renderà improvvisamente conto che l’anno si sta per concludere e che sono rimasti solo 60 giorni per raggiungere gli obiettivi fissati nell’ormai lontanissimo gennaio.

    Nulla ci motiva come una scadenza.

    Ecco dunque che, se stabiliamo i nostri obiettivi basandoci sulle 12 settimane anziché i canonici 12mesi, saremo molto più motivati all’azione perché la scadenza sarà vicina e noi sapremo che non c’è tempo da perdere. Nella nostra testa l’anno sarà composto da 12 settimane alla fine delle quali tireremo le somme e, in caso di un risultato negativo, saremo pronti a buttarci alle spalle il passato e ripartire alla volta del nuovo ‘anno’ carichi di ottimismo e buoni propositi.

    2. Il legame emotivo

    Qui la questione sembra piuttosto semplice, almeno sulla carta. A nessuno di noi piace uscire dalla propria zona di comfort, ma purtroppo restarci dentro implica l’assenza di cambiamento e, molto spesso, ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi.

    Ed è qui che entra in gioco la nostra emotività.

    Se non siamo emotivamente legati al nostro obiettivo tenderemo a tirarci indietro alla prima difficoltà. Non solo, non appena ci sentiremo in pericolo entrerà in azione l’amigdala (la parte del nostro cervello deputata a non farci cacciare nei guai per garantire la nostra sopravvivenza) che tenterà ogni modo di non farci compiere i passi che ci spaventano tanto.

    Per questo motivo, quando facciamo progetti per il futuro, è fondamentale creare una vision che tenga conto di tutte le aree della nostra vita perché solo così saremo in grado di combattere quando il gioco si farà duro. Nel momento in cui ci immaginiamo il futuro che vogliamo, infatti, attiviamo la corteccia prefrontale, ovvero l’area del nostro cervello che controbilancia l’amigdala.

    3. Cestina il piano annuale

    Una volta individuata la propria vision è fondamentale creare un piano d’azione per ridurre gli errori, risparmiare tempo e mantenere la concentrazione.

    Poiché è molto difficile poter predire le nostre azioni fra 11 o 12 mesi, i piani annuali sono solitamente basati su degli obiettivi a lungo termine e generici, mentre se consideriamo le 12 settimane potremo essere molto più precisi anche riguardo le azioni settimanali da intraprendere. Non solo, pianificare sulla base delle 12 settimane significherà anche essere più focalizzati.

    4. Una settimana alla volta

    Sarà nostro compito non solo pianificare attentamente la suddivisione settimanale delle azioni da intraprendere, ma anche monitorare i nostri progressi, sia settimanalmente che quotidianamente. Mi raccomando, non lasciate il vostro planner a casa, vi servirà averlo sempre sotto controllo! (esempi sul sito dedicato al libro)

    5. Confrontati con la dura realtà

    Quale modo migliore per confrontarsi con la realtà se non quello di tenere un punteggio settimanale?!? Questa è la proposta dell’autore che ha persino preparato una scorecard su cui registrare i propri progressi settimanali. L’idea è quella di tenere traccia di due indicatori diversi: LAG e LEAD. Nella prima categoria rientra tutto ciò che è quantificabile a livello numerico (soldi persi o guadagnati, chili persi, massa muscolare aumentata e così via); nella seconda categoria invece rientrano tutte le attività che servono a produrre il risultato finale.

    Per essere sicuri di essere sulla buona strada, il punteggio settimanale non deve scendere sotto al 65% e mantenersi su un 85% sarebbe ottimale. Monitorare il proprio punteggio serve a creare quella che nel libro viene definita ‘tensione produttiva’, ovvero quel senso di disagio che ti spinge a fare meglio.

    E qui, solo voi sapete qual potrebbe essere la vostra reazione di fronte ad un punteggio scarso, perché non è detto che tutti siano necessariamente motivati dalle sconfitte, c’è anche chi reagisce abbandonando il campo.

    6. Intenzionalità, ovvero decidi come impiegare il tuo tempo

    Indovinate un po’?!? Il tempo è la chiave di tutto e la maggior parte di noi lo spreca in attività inutili! E qui torna un tema scottante: la capacità di dire NO! Per fare questo è necessario stabilire delle priorità e decidere di rinunciare a tutto ciò che è superfluo, collaterale, per-di-più.

    Per imparare a gestire il tempo l'autore consiglia di ragionare per blocchi.

    I blocchi strategici sono blocchi da 3 ore ciascuno in cui si lavora senza distrazioni; c’è il divieto assoluto di rispondere al telefono, utilizzare le email, ricevere ospiti e così via. Sono 180 minuti in cui intelletto e creatività sono le uniche cose di cui abbiamo bisogno e la buona notizia è che per molti di noi è sufficiente un solo blocco strategico alla settimana per ottenere risultati sensazionali.

    I blocchi cuscinetto servono per gestire gli imprevisti, ciò che non era stato pianificato o altre attività di importanza secondaria. Per alcuni è sufficiente un blocco da 30 minuti ogni giorno mentre per altri possono servire anche 2 blocchi al giorno da 1 ora ciascuno. Questi blocchi sono particolarmente importanti perché ci permettono di svolgerebbe attività secondarie in un momento ben preciso evitando così che esse ci distraggano.

    I blocchi di libertà. Lavorare troppo è controproducente quindi Moran ci consiglia di prenderci delle pause -anche di tre ore- dall’attività lavorativa. Così facendo potremo ricaricare le nostre energie aumentando la nostra produttività ed anche la nostra salute fisica e mentale.

    Un consiglio, segnatevi i blocchi in agenda, anche e soprattutto il blocco dedicato al vostro tempo libero…dovete essere sicuri di rispettare anche questo impegno preso con voi stessi!

    7. Sii responsabile delle tue azioni (in senso positivo!)

    Piuttosto diffusamente si nota una fuga dalle responsabilità, ma la verità è che essere responsabili per le proprie azioni significa semplicemente rivendicare la nostra libertà di scelta.

    Ognuno di noi è libero di scegliere e questo significa che ognuno di noi ha libertà di scelta.

    Di fronte ad una situazione complicata si può scegliere di agire, ma si può anche scegliere di non fare nulla; l’importante è avere la consapevolezza che, in entrambi i casi, si tratta comunque di una scelta.

    Trasformate i vostri 'devo' in 'scelgo' e vedrete che la prospettiva cambierà molto.

    Se aspettiamo che il cambiamento arrivi dall’esterno (per grazia ricevuta come direbbe mia nonna) rischiamo di farci venire la barba bianca e lunga come quella di Mago Merlino, ma nel momento in cui decidiamo di passare all’azione diventiamo responsabili e di conseguenza invincibili (almeno dentro la nostra testa ed almeno per qualche secondo…aggiungo io che sono comunque una forte sostenitrice di un sano divario fra la teoria e la pratica!)

    8. Interesse o impegno?

    Che ve lo dico a fare…la seconda! Dobbiamo imparare a mantenere le promesse che facciamo a noi stessi.

    Che cos'è un impegno? E soprattutto, come si mantiene?

    Un impegno è una scelta cosciente di agire per raggiungere il risultato desiderato e la chiave del vostro successo sta in questi 4 punti:

    • un forte desiderio (volli fortissimamente volli)
    • un piano d’azione
    • un conteggio dei costi (non solo economici, ma anche di tempo, di rischio e così via)
    • la forza di volontà (nessuno di noi ha voglia di alzarsi alle 5 del mattino per andare a correre, ma se l’impegno che avete preso con voi stessi è questo, non c’è scusa che tenga, vi dovete alzare!)

    9. Sii presente

    In una società in cui il multitasking sembra essere di gran moda, una delle difficoltà più grandi è quella di vivere a pieno il momento in cui ci troviamo. Non si tratta di filosofia spicciola, ma quante volte il nostro corpo e la nostra mente si trovano in due luoghi diversi? Troppo spesso, ne sono sicura e questo, purtroppo, fa di noi dei distratti cronici.

    La cattiva notizia è che la vita va avanti, anche mentre noi siamo distratti.

    Ogni cambiamento, per quanto possa sembrare piccolo ed insignificante, porterà grandi risultati nel lungo termine.

    10. Squilibrio intenzionale, ovvero ridefiniamo il concetto di ‘Life balance’

    Dedicare la stessa quantità di tempo ad ogni area della nostra vita risulta spesso essere frustrante ed improduttivo (ed a tal proposito vi rimando ad un articolo che ho scritto lo scorso anno sulla teoria del fornello a quattro fuochi).

    12 mesi per concentrarsi su una sola area della nostra vita possono sembrare decisamente troppo lunghi, ma se il limite temporale è quello delle 12 settimane la nostra prospettiva sarà ben diversa.

    Diciamocelo, prendersi un impegno per 12 settimane fa molta meno paura di un impegno che dura 365 giorni!

    Se non sapete bene su quale area della vostra vita concentrarvi, gli autori consigliano un esercizio molto simile a quello che ho proposto nell’articolo sulla ruota della vita. Pensate alle 7 aree principali della vostra vita, stabilite il vostro grado di soddisfazione in ognuna di esse e concentratevi sulla vostra vision. Così otterrete sicuramente la vostra risposta.

    Siate coraggiosi.

    La parte teorica, e quindi anche la prima parte del libro, finisce qui. La seconda parte la trovate riassunta nell’altro articolo dedicato a questo libro.