“Storia del nuovo cognome”, Elena Ferrante

    Volevo una storia coinvolgente, pagine in cui perdermi, parole capaci di azzittire il mondo intorno ed ho trovato tutto questo ed anche di più. Ho appena terminato il libro, pochi giorni per leggere 470 pagine e adesso mi gira la testa. Non è colpa dei ritmi di lettura, bensì della quantità di eventi narrati in così poche pagine, così poche pagine per così tante emozioni.

    È stato come andare nelle montagne russe o come trovarsi nell’occhio del ciclone quando tutto intorno gira vorticosamente perdendo i propri confini.

    Mi sono arrabbiata a tratti ed ho chiuso il libro indignata per poi riaprirlo immediatamente dopo perché quasi non riuscivo a farne a meno. Adesso il richiamo al terzo volume è troppo forte ed io troppo desiderosa di non resistere.

    Per descrivere questo romanzo mi avvalgo di una citazione dal libro stesso:

    “…poi cambiai nomi e luoghi e situazioni. Poi m’immaginai una forza oscura acquattata nella vita della protagonista, un’entità che aveva la capacità di saldarle il mondo intorno, con i colori della fiamma ossidrica: una calotta azzurroviolacea dove ogni cosa le andava per il meglio schizzando scintille ma che presto si dissaldava, scindendosi in frammenti grigi privi di senso.”

    …il tutto moltiplicato per tutti i personaggi che prendono parte alla storia.

    Di seguito riporto altri passaggi del romanzo che, per un motivo o per un altro, mi hanno colpito lasciando un segno indelebile. Anche in questo caso non ci sono spoiler, ma soltanto un assaggio dello stile dell’autrice.

    “…perché le frasi, gridate così nella gola, in petto, ma senza esplodere nell’aria, sono come pezzi di ferro tagliente che gli stanno ferendo i polmoni e la faringe.”

    “Ne parla e nel parlarne lo chiama qui, lo immagina stretto a lei, e poiché s’è dimenticata di sé non percepisce infrazione e colpa.”

    “E per quanto noi ragazze del rione sin da piccole volessimo diventare mogli, di fatto, crescendo, avevamo simpatizzato quasi sempre con le amanti, che ci parevano personaggi più mossi, più combattivi e soprattutto più moderni.”