“L’amica geniale”, Elena Ferrante

    “Quando si è al mondo da poco è difficile capire quali sono i disastri all’origine del nostro sentimento del disastro, forse non se ne sente nemmeno la necessità.”

    Sono a pagina 25, che poi, togliendo il prologo ed alcune pagine bianche, è solo la terza pagina del romanzo, ed ho già capito di appartenere a questo libro.

    Oltre trecento pagine in tre giorni e solo perché mi sono lasciata distrarre dai miei impegni di ‘zia’.

    Napoli, anni ’50, quell’immagine dell’Italia che il cinema ha esportato in tutto il mondo, quell’immagine in cui tutti ancora ci riconoscono e tentano di incasellarci.

    È la storia di un’amicizia, ma anche una splendida testimonianza della complessità di essere una donna, ma ancor prima una bambina e poi un’adolescente, in una società dove ci sono norme e codici da cui difficilmente si riesce ad uscire.

    Ambientazioni, odori e sapori per me assolutamente irresistibili e di una potenza dirompente. Io, che in Campania ci vado sempre volentieri perché mi sento a casa, leggo le parole scritte sulla carta e sento il profumo del mare, il sole caldo sulla pelle; assaporo pizza margherita ed anche quella con salsiccia e friarelli.

    L’amica geniale è solo l’inizio e Storia del nuovo cognome mi sta chiamando da quando ho letto, per ben due volte per essere sicura di non essermi persa nulla, l’ultima pagina de L’amica geniale.

    Ancor prima della storia, che resta comunque meravigliosa, mi colpisce il modo in cui la Ferrante la racconta. Quel sapiente uso delle parole che una volta sentivo mio e che adesso, invece, mi sembra inafferrabile.

    Leggo alcuni passaggi e comincio a pensare che l’idea del blog sia un flop, come se i dubbi adolescenziali di Lenù siano un po’ anche i miei, che proprio adolescente non sono più. Poi c’è Lina con il suo racconto scritto per la maestra ed i disegno di scarpe e penso; anche io avevo iniziato a scrivere un romanzo ed avevo progettato la mia casa ideale: Villa Viola. Non sono diventata né architetto né scrittrice, ma quest’ultimo è un sogno a cui forse non rinuncerò mai.

    Lina e Lenù sognano di scrivere ed arricchirsi come Louisa May Alcott, chissà cosa ne sarà di loro?!?

    Per adesso Lina si è sposata e Lenù va al liceo classico, chissà che non sia proprio lei Elena Ferrante. Ah, un’ultima curiosità, ma perché proprio questo titolo? Ce lo spiega l’autrice in un breve dialogo fra le due protagoniste:

    “Feci un risolino nervoso e poi dissi: <Grazie, ma a un certo punto le scuole finiscono.> < Non per te: tu sei la mia amica geniale, devi diventare la più brava di tutti, maschi e femmine.>