#day299 – Tanti auguri a me, parte seconda

    Lo so, lo so, il mio compleanno era ieri, ma ve l’avevo detto che quest’anno avevo intenzioni serie in quanto a festeggiamenti e resto fedele alle mie promesse. Stasera cena all’Old Wild West con le mie super colleghe e poi, senza neanche aver bevuto un goccio d’alcol, siamo finite a fare le ‘cretine’ nel parcheggio del centro commerciale.

    E niente, riusciamo sempre piuttosto bene a mandare in vacca (in senso moooolto positivo) le serate.

    Riuscire ad organizzare una cena sembra una cosa semplice, ma in realtà non lo è affatto perché ognuna di noi gioca a tetris nel tentativo di far combaciare tutti gli impegni e stasera, ognuna di loro ha trovato il tempo per stare con me.

    Per il loro tempo e per il loro affetto io mi sento profondamente onorata.

    E’ stata una serata piacevole in cui abbiamo riso, scherzato e parlato di cose serie, ma soprattutto non abbiamo parlato di lavoro. Inoltre, ho ricevuto una bellissima borsa perché, non so se l’ho già detto, le mie colleghe sono più che altro amiche e, come tali, mi conoscono molto bene.

    Il post-cena a fare le gare con i carrelli nel parcheggio del centro commerciale è stato divertente ed adrenalinico, quello che mi serviva per illudermi che si trattasse del mio sedicesimo compleanno. Adesso, però, i miei trentacinque anni sono prepotentemente tornati alla carica e le mie palpebre irriverenti proprio non ne vogliono sapere di restare aperte.

    Per i corsi ed i ricorsi della storia, stasera, proprio come accadeva il giorno 13, mi sono ritrovata a guidare cantando a squarciagola un pezzo dei Kings of Leon a cui sono particolarmente legata. Si tratta di “Sex on fire“, la canzone che, più di tutte mi ricorda il mio Erasmus a Manchester.

    Nell’articolo di ieri ho parlato di anno del cambiamento e senza dubbio lo è, ma quando ripenso al mio Erasmus non posso fare a meno di pensare a quanto quei dodici mesi mi abbiano cambiata. Il mio debito nei confronti dell’Inghilterra e dell’Università di Manchester è impossibile da saldare; è stata un’esperienza talmente arricchente che è difficile, se non impossibile, trovare le parole giuste per descriverla, forse il blog lo avrei dovuto scrivere allora.

    A sedici anni fantasticavo di essere un giovane maschio aristocratico del VII in giro per l'Europa a fare il Grand Tour e di certo non avrei mai pensato che, un giorno, quel sogno sarebbe diventato realtà.

    Parlare di sogni potrebbe sembrare leggermente fuori tema, ma negli ultimi due giorni ho ricevuto ben due ‘dediche’ sull’argomento, entrambe scritte in inglese. Inutile dirvi che non credo alle coincidenze. Per dovere di cronaca mi sembra giusto condividere con voi la canzone che, anche stasera, mi ha riportato indietro nel tempo, all’Inghilterra, ma anche alla mia adolescenza quando, un po’ per il freddo, un po’ per la paura di viaggiare sulle strade a sterro di notte, urlavo le canzoni dei Nirvana, dei Metallica e degli Smashing Pumpkins.