#day206 – Viaggio in Sardegna, giorno 2

    Titolo della foto: sulla spiaggia delle Farfalle l’intimità è tutta questione d’immaginazione, possono anche bastare due sdraie ed un ombrellone.

    Sottotitolo 1: c’è talmente tanto vento che l’ombrellone è stato così per pochi secondi, vi prego qualcuno spenga il vento.

    Sottotitolo 2: dalle stelle alle stalle.

    Eh sí, direi che fra la spiaggia Su Tiriarzu e questa non c’è proprio paragone. Eravamo stati avvisati di questo inconveniente, ma al tempo stesso, con il vento così forte potevamo solo sperare nel riparo offerto da calette ed insenature. Penso che sia capitato a tutti di ritrovarsi in un luogo scomodamente fitto di persone, non necessariamente ben educate, quindi non starò qui a descrivere urla di bambini (più che giustificate date le condizioni), pallonate, ciabatte usate come lancia sabbia e così via.

    Proverò invece a descrivervi le nostre facce incredule.

    Io e Biagio continuavamo a guardarci, senza commentare, indecisi se piangere o ridere ed alla fine abbiamo scelto la seconda opzione, non perché siamo stupidi, ma semplicemente perché sono rare le occasioni in cui io e lui siamo in giro da soli, senza cani e senza troppi impegni, quindi, senza stare troppo a pensarci su, l’abbiamo presa a ridere.

    Stamani, al supermercato, avevamo comprato le panadas di carne, quelle di verdure e poi alcuni dolcetti alla ricotta, da aggiungere a quelli comprati ieri sera. Nella borsa frigo avevamo acqua a volontà, un po’ di frutta ed anche un sacchetto di patatine lime e pepe rosa, ce la potevamo decisamente fare.

    Ed infatti ce l’abbiamo fatta.

    Alle 16 abbiamo deciso di abbandonare quel carnaio, io mi sentivo come se mi avessero appena tolto da un frullatore e, in effetti, il vento mi aveva schiaffeggiato a dovere. Una volta saliti in macchina, dopo qualche minuto di silenzio, ci siamo guardati ed abbiamo preso la decisione migliore della giornata: fare una sosta a Budoni, tanto era sulla strada per Posada.

    La spiaggia di Budoni è una lingua di sabbia chiarissima con la pineta alle spalle. Il vento era ovviamente fortissimo, ma appena superate le dune non ci sono stati dubbi: avremmo fatto il bagno lì, anche se la sabbia ci volava addosso come se fossimo in una tempesta di spilli.

    Nel momento in cui ho mollato lo zaino a terra e mi sono tolta maglietta e pantaloni per lanciarmi in acqua, mi sono sentita stranamente leggera. Ho riassaporato quel senso di libertà che ha, in qualche modo, caratterizzato la mia tormentata adolescenza. Chi l’avrebbe mai detto che una sosta toccata e fuga avrebbe lasciato un segno così profondo? Di sicuro non io.

    La vacanza non è ancora terminata, ma quel momento sulla spiaggia di Budoni rischia di diventare il motivo per cui ricorderò per sempre questo viaggio.

    Si tratta della quinta volta che vengo in Sardegna e, quando abbiamo prenotato la vacanza, ho scritto un post circa l’unicità di ogni singolo viaggio. Oggi è stata una piacevole conferma di quanto scritto meno di due settimane fa. Mi sono accorta, fa le altre cose, che certi aspetti storici e gastronomici a cui prima non ero affatto interessata, sono invece diventati elementi fondamentali delle mie “scoperte” quotidiane.

    Oggi, su questa sabbia bianca in cui molti anni fa avevo versato lacrime amare, mi sono ricordata perché amo viaggiare.

    C’è chi dice che “partire è un po’ morire”, ma per me non è mai stato così. Per me partire significa conoscermi e, talvolta, ritrovarmi magari cambiata, ma pur sempre io.