“Mi parli di lei”, come rispondi alla fatidica domanda?

    Mentre preparavo una lezione, sommersa come al solito dai libri per essere certa di citare bene tutte le fonti, mi sono imbattuta in un capitolo geniale del libro di James Reed, Why you.

    Il libro è una rassegna delle domande che vengono poste più frequentemente durante il colloquio di lavoro ed il capitolo che mi ha assolutamente conquistata è quello dedicato alla fatidica domanda “mi parli di lei”.

    Non so voi, ma io ricordo ancora il mio primo colloquio di lavoro e la mia reazione a questa prima, imbarazzante domanda.

    James Reed, che di esperienza in ambito di selezione del personale ne ha da vendere, ha suddiviso il modo che abbiamo di parlare di noi, in base allo stile che utilizziamo ed io, come vi dicevo, lo trovo geniale!

    Le impostazioni secondo James Reed

    Impostazione: Sintesi professionale ed obiettivi

    Sono un direttore operativo con 15 anni di esperienza in proprietà residenziali, ora ambisco al ruolo di amministratore delegato in un’agenzia immobiliare quotata in Borsa.

    Impostazione: Trama cinematografica

    Dopo l’università ho cominciato a lavorare in finanza ma ho scoperto che il mio vero amore era in realtà la programmazione. Cinque anni fa ho cambiato e non mi sono mai guardato indietro. Ora ambisco ad una buona posizione all’interno di una azienda IT con clienti nella City.

    Impostazione: Ruoli ed interessi

    Sono un infermiere diplomato, padre di tre figli e fanatico dello sci quando ne ho la possibilità.

    Impostazione: Appartenenze

    Sono canadese, vivo a Brighton e lavoro nel settore finanziario. Nei fine settimana faccio attività di volontariato con i senza tetto.

    Impostazione: sequenza orecchiabile

    Dico sempre che ho avuto tre carriere, due figli, un marito e nessun rimpianto.

    Il punto della questione

    Il libro di Reed è un modo molto interessante per prepararsi al colloquio, tuttavia rimane il fatto che ogni HR è un mondo a sé ed è quasi impossibile essere preparati su tutti i fronti. Questa breve rassegna mi ha permesso di introdurre in maniera piuttosto scanzonata un argomento che mi sta particolarmente a cuore: il colloquio di lavoro.

    Se siete in cerca di consigli, quello che mi sento di dirvi è molto semplice: siate voi stessi!

    Certo, se ambite ad entrare in una grande multinazionale vi consiglio di documentarvi sull’azienda (dovete sapere vita, morte e miracoli) e di provare a cimentarvi in qualche test psico-attitudinale.

    Se ambite ad una posizione ben precisa, siate pronti a sostenere parte del colloquio in lingua straniera o a dimostrare le vostre competenze svolgendo magari anche un esercizio più ‘tecnico’ o una messa in situazione.

    In conclusione

    Leggete il libro di Reed, fate pure le prove davanti allo specchio per trovare l’impostazione che vi rappresenta al meglio, ma quando arrivate al colloquio assicuratevi di trasmettere il messaggio principale: VOGLIO-QUESTO-LAVORO!

    E ricordate le parole di Oscar Wilde, anche in un momento così critico per chi cerca lavoro:

    “Be yourself, everyone else is already taken”