#day93 – Scelte emblematiche

    Stasera sono talmente stanca che non so da dove cominciare.

    Mi pare evidente che, nonostante gli aggiustamenti, il lunedì continui ad essere uno scoglio. Stamani, come preventivato, mi sono svegliata prima…peccato solo che, in tutti i miei piani per conquistare il mondo, io mi sia dimenticata di controllare l’orario in cui arrivano le email del lunedì.

    E niente, più o meno è finita come finisce sempre con i miei piani geniali: non ho conquistato il mondo!

    Non solo, oggi ci si è messo anche il mio umore; è stata una di quelle giornate in cui tutto mi sembra inutile ed i dubbi, anche quelli più insensati, mi assalgono senza pietà alcuna. Per questo il titolo del post. Ieri ho iniziato il libro di Giorgio Nardone e nessun’altra citazione potrebbe descrivere meglio la mia giornata.

    Quando sto così mi prenderei a schiaffi. Non solo, mi rendo conto che, se voglio essere del tutto onesta, oggi non ho fatto molto per lottare contro il mio abbrutimento. Avrei potuto ‘fregare’ facendomi la maschera o mettendomi lo smalto, ma preferisco gettarmi nella lettura. Sicuramente non riuscirò a finire il libro stasera, ma magari troverò conforto nelle parole stampate.

    Ieri ho letto solo i primi due capitoli di Cogito ergo soffro e mi sono sentita, a tratti, molto ignorante. Il capitolo sulla filosofia del dubbio mi ha ricordato le parole di mia madre quando, a proposito della mia scelta di fare l’Istituto d’Arte, mi disse che il suo unico dispiacere era per la mancanza della ‘filosofia’ fra le materie curricolari. Io, dall’alto della mia adolescenza e dal basso della mia ignoranza, ero convinta che i filosofi fossero persone che non avevano null’altro da fare nella vita se non farsi s***e mentali.

    Inutile dirvi che io sbagliavo e mia madre aveva ragione.

    Da qualche parte nella mia libreria c’è Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder, magari potrei ricominciare da lì. Si tratta di un romanzo che, se non ricordo male, ripercorre le tappe più importanti del pensiero filosofico. Di Gaarder ho letto Cosa c’è dietro le stelle?; ovviamente non ricordo la trama, ma ricordo di essere rimasta sveglia fino alle 4 per finirlo, tutto d’un fiato.

    Ci sono alcune domande ed alcuni dubbi che, ciclicamente, mi si ripresentano. A questo punto però, ragionando secondo il pensiero di Kant, mi chiedo se le domande che mi pongo siano quelle corrette perché:

    “Prima di sforzarsi di cercare le risposte si deve valutare la corretezza delle domande.”

    Ho passato tutto il giorno a sognare di scrivere questo post; mi sentivo la testa pesante, mi veniva da piangere e sapevo che scrivere mi avrebbe rimesso al mondo. In realtà anche questo mio ‘piano’ non è andato esattamente come previsto. Nel momento esatto in cui ho messo piede in casa, tutta la tristezza e tutta la pesantezza del giorno sono come svanite, come se qui dentro nulla potesse scalfirmi. Come se il mio bisogno di sentirmi dire ‘andrà tutto bene’ in realtà fosse solo bisogno di rientrare a ‘casa’, quel luogo magico in cui, improvvisamente, non ho più bisogno di niente.

    Cosa ho imparato da questa giornata?

    1. sentirsi ‘a casa’ è una sensazione indescrivibilmente bella
    2. il lunedì è drammatico, anche se ho organizzato pranzo e cena in anticipo
    3. pensare troppo nuoce gravemente alla salute