#day40 – La carta d’identità

    Il mio post di stasera è il risultato di oltre due settimane di giri a vuoto e giramenti annessi.

    Nel lontano Agosto 2014 la mia adorata carta d’identità cartacea che ritraeva una me biondissima, magrissima ed abbronzatissima, volgeva al termine del suo servizio; in altre parole, scadeva. Ora, secondo voi, da vera abbrutita quale sono, sono o non sono andata in giro per quasi 3 anni senza un valido documento d’identità?!? Se avete risposto sì allora avete capito l’entità e la gravità del mio abbrutimento, se invece avete risposto no, sono molto felice per la fiducia accordatami, ma è veramente mal riposta.

    Ebbene sì, non mi sono minimamente preoccupata di rinnovare il mio documento d’identità e volete sapere perché? Perché mi sembrava assurdo dover trascorrere del tempo prezioso in attesa in un triste ufficio pubblico e, ironia della sorte, per avere questa meravigliosa carta d’identità elettronica ho impiegato molto più tempo di quanto avessi preventivato.

    L’epopea è iniziata circa 2 settimane fa quando mi sono recata per la prima volta agli uffici della Circoscrizione.

    Ingenuamente, mi recavo in questi uffici sprovvista di fototessera in quanto mio suocero mi aveva più volte assicurato che si sarebbero occupati loro stessi del mio dagherrotipo. Ovviamente, come scritto sul sito, la fototessera serviva eccome e l’ho capito nell’istante in cui ho messo piede in quel corridoio stretto; c’erano cartelli attaccati ovunque, anche sopra la macchinetta che distribuisce i numeri: “munirsi di una fototessera con sfondo bianco”. Ho comunque aspettato il mio turno, sperando nell’eccezione all’italiana, ma ovviamente ci voleva la fototessera. Esco dalla Circoscrizione e chiamo Biagio (quel disgraziato che mi sopporta quotidianamente) un po’ per raccontargli dell’accaduto ed un po’ per pavoneggiarmi e confermare le mie teorie sulla burocrazia italiana. Ormai la carta d’identità per quel giorno era da escludersi e decidiamo che il modo migliore per impiegare la fine di quella mattinata era almeno procurarsi le fototessere e qui ecco che comincia un’altra avventura. Ovviamente una persona normale sarebbe andata a farsi le foto alle macchinette e, per qualche minuto, mi erano tornati alla mente alcuni pomeriggi adolescenziali ed avevo considerato l’idea di farmi le fototessere serie e poi portare con me TaraMaria e Saxon per delle fototessere da film. Il sogno si è interrotto bruscamente quando ho iniziato a pensare a tutte le schifezze che avvengono dentro quelle macchinette ed ho quindi sentito la necessità di trovare un fotografo…me misera, me tapina! A quanto pare a Siena sono rimasti solo due fotografi che fanno fototessere, uno in centro ed uno dalla parte opposta della città rispetto alla circoscrizione. E niente, prendo la macchina e vado dal fotografo, in fondo mi ero truccata con cura proprio per farmi la foto. Otto fototessere e 7 euro in meno nel portafogli ed il mio pensiero è stato: tutta questa carta sprecata…che ci faccio adesso con tutte queste fototessere?!? Si conclude così il primo tentativo.

    Armata di fotografia mi reco di buon mattino agli uffici della Circoscrizione, sono fortunata perché non c’è nessuno e non devo fare la fila. Entro, consegno la foto, mi prendono le impronte digitali, firmo quello che c’è da firmare e poi? E poi, niente, non solo la cartà d’identità mi arrivarà a casa entro 6 giorni, ma mi restituiscono anche la fototessera perché a loro serve solo la scansione. E con questo ho la conferma di aver sprecato tempo, soldi, inchiostro e preziosissima carta. La mattinata si conclude con il vecchino che fa manovra addosso alla mia macchina…un’altra gloriosa giornata!

    Ovviamente la carta d’identità arriva a casa di venerdì in un orario in cui non c’è nessuno.

    L’avviso di mancata consegna è il solito papiro, lo leggo distrattamente, anzi leggo solo l’indirizzo per il ritiro e gli orari di apertura dell’ufficio. Il lunedì sono emozionatissima al pensiero che finalmente stringerò fra le mani la carta d’identità e vado di corsa all’ufficio postale. Silly me! (sciocca!) Se avessi letto il papiro con attenzione avrei visto che la carta d’identità sarebbe stata disponibile solo 4 giorni dopo il tentativo di consegna a meno che non avessi alzato il telefono e contattato un numero verde al quale, a quanto pare, ti rispondono forse mai. Decido di risparmiarmi la telefonata.

    Finalmente today is the day…oggi è il giorno in cui, per lo stato italiano, torno ad avere un’identità. Lo so, per tutto questo tempo ho sempre avuto la patente, ma quella non è un documento ufficiale.

    E allora, miei cari lettori, quanto mi è costato questo documento in termini di tempo e danaro? Non è che ci vogliono abbrutiti? Lo so, può sembrare una teoria un po’ estrema, ma un popolo abbrutito è un popolo molto semplice da governare e da tenere a bada e questa è una riflessione che tornerà a trovarmi spesso, ne sono certa.

    Detto questo, anche oggi mi sono truccata e poi struccata e, siccome mi sentivo in vena di coccole e di bellezza, in pausa pranzo sono andata a farmi le mani con lo smalto rosso, come al solito.

    Che cosa ho imparato dalla giornata di oggi?

    1. che ottenere la carta d’identità è stato in effetti più complesso del previsto, ma anche più emozionante
    2. che i racconti fantozziani mi divertono sempre molto, proprio come quando a sei anni guardavo i film di Fantozzi e mi sbellicavo dalle risate quando si sedeva sulla bici senza sedile…certe giornate rocambolesche sono la giusta punizione per aver riso delle disgrazie altrui. O forse, più semplicemente, decido di sorridere delle mie rocambolerie proprio come ridevo di quelle del povero Fantozzi