“Accabadora” – Michela Murgia

    WOW…e potrei fermarmi qui.

    Quando ho iniziato questo libro temevo che le mie aspettative, alte al di sopra di ogni immaginazione, avrebbero finito per rovinarmi la lettura ed invece, con mio grande sollievo, é successo l’esatto contrario.

    Michela Murgia, ormai affermatasi non solo come scrittrice, ma anche come personaggio pubblico, non ha certo bisogno dei miei sconclusionati appunti di lettura per raggiungere la notorietà, quindi cercherò di raccogliere le mie idee e di esporle con tutta l’umiltà ed il rispetto che ognuno di noi merita.

    Ho ordinato il libro su Amazon, convinta che 163 pagine le avrei lette in un pomeriggio, ma ne ignoravo il peso reale. Non parlo di una pesantezza spiacevole, bensì di una pregnanza tale da farmi venire voglia di assaporare ogni singola parola molto più a lungo del necessario.

    Ci ho messo 5 giorni a leggerlo e, adesso, posso dire con orgoglio di essermi proprio goduta questa lettura. Quando ho chiuso il libro, non senza aver riletto le ultime frasi per 3 volte, mi sentivo come se avessi letto una saga di almeno 7 libri a dimostrazione che gli inglesi, quando dicono “less is more” hanno proprio ragione.

    Rileggere l’ultimo capoverso di ogni libro è il mio modo per assicurarmi di avere realmente concluso una lettura, con l’infondata speranza di non aver tralasciato alcun particolare. E mai come in questo caso la speranza è tanto infondata.

    Accabadora vi rivelerà la Sardegna sotto una luce particolare, ben diversa da quella accecante che alcuni hanno deciso di accendere sulla Costa Smeralda. Sarà un viaggio nei sapori, nei colori ed in una cultura che viene custodita e rivelata con pari orgoglio.

    Se amate la scoperta della lettura vi consiglio vivamente di non leggere il retro di copertina, di non informarvi sulla trama e, soprattutto, di non cercare il significato della parola ‘accabadora’. So che nel momento in cui si dà un divieto si sta in realtà incoraggiando quella determinata azione, ma spero che sappiate resistere alla tentazione.

    Di questo libro ho amato ogni parola, ma ho trascritto queste sue frasi:

    “In quelle notti la ragazzina, che tra i pensieri di Bonaria Urrai credeva di essere il primo, dormiva senza ancora conoscere il peso di essere l’unico.”

    “Rimase immobile con l’incoscienza indolore di chi non è mai nato veramente…”