“The book thief”, Markus Zusak

    Ho letto questo libro come parte di ben 2 sfide Goodreads e sono felice di averlo fatto.
    Il titolo mi tentava da sempre, ma per un motivo o per l’altro non mi ero mai decisa a comprarlo e leggerlo. La mia resistenza era legata al periodo storico di ambientazione, la seconda guerra mondiale e, con il senno di poi, devo confessare che tutti i torti non ce li avevo. A volte penso che, se credessi alla reincarnazione, in una vita precedente devo essere per forza stata in guerra, forse proprio coinvolta in quel terribile conflitto che, non solo coinvolse tutto il mondo, ma sterminò un numero incredibile di ebrei. Lo penso perché ogni volta che c’è in ballo la seconda guerra mondiale non riesco a trattenere le lacrime ed è proprio così che ho letto “The Book Thief”: con le lacrime agli occhi.
    L’ho trovato un insieme struggente di tante storie; non è solo la storia di una bambina che rubava libri e non è neanche solo la cronaca della seconda guerra mondiale, c’è molto di più. Parla dell’amore fra un ‘padre’ ed una figlia, parla di Germania, di guerra, di Hitler, di ebrei, di amicizia, di amore, di passione e di silenzi. E’ la storia di una bambina straordinariamente forte, innamorata dei libri e, conseguentemente, della scrittura. E saranno proprio i libri e la scrittura a salvarle la vita.

    E chi non vorrebbe essere Liesel? Chi non si rivede in lei? Io sì, in entrambi i casi.

    Mi rivedo in lei perché, da quando ho imparato a decifrare quei segni grafici che mi hanno sempre affascinata, non sono più riuscita a smettere di leggere e poi, di lì a poco, più o meno alle scuole medie, mi sono accorta che riuscivo ad esprimermi solo scrivendo. Non sono muta, ma quando scrivo è tutto più chiaro, sia per me che per i miei interlocutori. E sì, vorrei essere Liesel, o almeno vorrei avere la sua perseveranza e forza d’animo, la sua capacità di ottenere il massimo dei risultati con degli strumenti pressoché inesistenti. Per dirlo con le parole di Liesel:

    I have hated the words and I have loved them, and I hope I have made them right.

    Come se non bastasse, il “Papa” di Liesel mi ricorda tanto mio padre, un uomo dolce ed onesto, un musicista mancato quello di Liesel, un pittore mancato il mio.
    Se decidete di leggere questo libro sappiate che il narratore è un tipo ‘insolito’, con cui in pochi vogliono avere a che fare. Tuttavia, se riuscirete a superare lo shock iniziale, vi garantisco che sarete piacevolmente sorpresi dalla sua ironia di cui voglio darvi un assaggio:

    A LAST NOTE FROM YOUR NARRATOR: I am haunted by humans.